Iniziamo
con le scuse che, ormai, stanno diventando noiose, ma in questi due
mesi ho seguito due corsi intensivi di tedesco che, con i relativi
compiti, mi hanno tenuto impegnata per più di 9 ore al giorno.
Subito
dopo siamo andati 15 giorni in vacanza in Francia , così ho potuto
dimenticare tutto quello che avevo studiato e siamo tornati al punto
di partenza.
Ma
passiamo ai “traumi” che ci ha regalato la Germania. Come mi ha
fatto notare un'amica recentemente “traumi” ha una curiosa
assonanza con “ Träume” che vuol dire sogno. Questo paese ci ha
donato entrambe le esperienze quindi il cerchio si chiude
perfettamente.
Ora la
mia classifica.
Al terzo
posto, il sistema fiscale tedesco. Ne parlai già in un altro post ("krukkentasse") quindi qui farò solo un veloce accenno. Appena arrivati in
Germania misero Giuseppe in una classe di contribuzione più alta,
perchè non calcolarono che aveva una famiglia a carico.
Questo ci
spaventò molto perchè pensammo di dover subire un'indagine fiscale
senza fine e pensammo di dover presentare millanta milioni di
documenti prima di riuscire a risolvere il malinteso.
Insomma,
da italiani, ci eravamo già talmente rassegnati a dover pagare in
più per tutta la vita che eravamo riluttanti persino a cominciare
questa pratica.
Un
giorno, però, capitammo all'ufficio delle entrate per altri motivi e
chiedemmo... Ci fecero compilare una paginetta A4 e, siccome non
avevamo quasi nessun dato, l'impiegata ci aiutò, facendolo al posto
nostro.
Dopo due
settimane la posizione di Giuseppe fu rettificata e dopo un mese
ricevemmo sul nostro conto il rimborso completo.
Da quel
momento sono diventata una fan del fisco tedesco.
Credo,
peraltro di essere l'unica, visto che i tedeschi lo odiano, ma loro
non conoscono quello italiano ed io, a scanso di equivoci, mi tengo
stretta la mia super commercialista italo-tedesca.
Il
secondo ed il primo posto se li dividono equamente, per par condicio,
i miei figli.
Eravamo
in Germania da meno di 6 mesi quando ricevemmo una lettera
proveniente dall'ufficio scolastico tedesco che riguardava Tommaso.
Come
sempre, mi misi al computer per tradurla e man mano che traducevo mi
veniva sempre più ansia, tra l'angoscia di aver capito bene e il
dubbio di non averci capito nulla. Per molto tempo, infatti, (e
ancora oggi qualche volta) mi è successo di capire tutto, ma tutto
al contrario, perchè in tedesco basta che sfugga un particella di un
verbo divisibile messo al fondo e il senso della frase può
invertirsi completamente.
Dopo due
ore, però, il senso era chiarissimo: l'ufficio scolastico di Bonn
aveva aperto contro di noi un procedimento penale (penale!!) perchè
Tommaso dopo 6 mesi e numerose sollecitazioni da parte loro (????)
non risultava iscritto a scuola.
In realtà
Tommaso aveva cominciato a frequentare la scuola una settimana dopo
il nostro arrivo, ma mi venne ugualmente un attacco di panico condito
da una crisi di nervi: immaginai frotte di assistenti sociali che
facevano raid in casa nostra e, siccome non parlavamo bene tedesco
,ci portavano via i bambini.
Fu
l'unica volta che pensai di ritornare il Italia, fuggendo nella notte
per non perdere i miei figli...
Dramma
allo stato puro, piangevo come una fontana...
Per
fortuna nei momenti di disperazione ascolto il Peppe, che, per nulla
preoccupato, mi suggerì di telefonare al numero dell'impiegata che
seguiva la nostra pratica (e in quel momento scoprii che in Germania
ogni pratica è affidata solo ad una persona, quindi si parla sempre
con la stessa addetta).
Con il
mio meraviglioso tedesco e una nota di isterismo che lo rendeva, se
possibile, ancora peggiore chiamai.
L'impiegata
addetta alla mia pratica era in ferie (vedi la fortuna), ma la sua
collega, sentendomi in lacrime e sull'orlo di un collasso nervoso, mi
ascoltò e cercò di calmarmi (perchè anche i tedeschi hanno un
cuore). Alla fine, riuscii a dirgli che Tommaso frequentava la scuola
da Gennaio e che avevamo anche una pagella. “Nessun problema
allora”, mi disse, “inviateci copia della pagella e tutto si
risolve”.
Io non
riuscivo a credere che fosse così semplice e chiesi quattro volte ne
dubbio di non aver capito. Per sicurezza lo inviai via mail, via
posta e avrei voluto anche andare a consegnare una copia a mano per
sicurezza, ma l'impiegata mi disse e era sufficiente così. Questo
accadeva un mercoledì, venerdì la responsabile della nostra pratica
ci inviò una mail informale, scrivendoci che, alla luce delle nuove
prove fornite, per le quali ci ringraziava, la denuncia sarebbe stata
archiviata e che avremmo ricevuto una lettera ufficiale per posta
entro il mercoledì successivo (cosa che accadde puntualmente).
A quel
punto ho ripreso a respirare.
Come dice
mio marito, i disguidi capitano anche in Germania, ma qui, se non hai
fatto niente, esiste davvero sempre una soluzione.
1
posizione ex-aequo: quando ho perso Giacomino treenne all'Ikea.
Eravamo a
Bonn da circa un mese e dovevamo finire di comprare i mobili. Tommaso
era a scuola e andammo con Giacomo all'Ikea. Non ci fu verso di
metterlo nel carrello e quindi ce lo tenemmo per mano.
Nel
reparto bagno, mi sono girata a guardare un cestino e 10 secondi dopo
mio figlio di tre anni che non conosceva una parola di tedesco era
scomparso.
Lo
cercammo per 20 minuti senza riuscire a trovarlo, io temevo che fosse
addirittura uscito dall'edifico.
Ad un
certo punto pensai che, essendo spaventato, avrebbe pianto e io avrei
potuto sentirlo, ma nessuno piangeva.
Ero così
sconvolta che, ad un certo punto mi si avvicinò una ragazza per
chiedermi se, per caso, stavo cercando un bambino...
Sì, sì
ero proprio io la madre scellerata che si era perso il figlio
all'Ikea.
Mi spiegò
dove l'aveva visto, ma io ero troppo agitata e non ebbi la presenza
di spirito di fami accompagnare (del resto manco lo avrei saputo
dire) e non riuscii a trovarlo, quindi ci mandai Giuseppe, che,
seguendo le mie indicazioni lo trovò subito.
Era
tranquillo come un “puciu” con le addette alla vendita che
stavano cercando di capire che lingua parlasse.
Del resto
pare che sia di moda perdersi i figli all'Ikea, capita almeno un paio
di volte al giorno... Quando li vidi tornare scoppiai in lacrime...
Il giorno
dopo comprai un guinzaglio per cani e Giacomo girò con il guinzaglio
attaccato ai pantaloni fino a 5 anni, quando ormai parlava tedesco.
Se morirò
prima del tempo, saprete il motivo.
Per tutti
quelli che mi scrivono che l'emigrazione è stata la scelta più
facile e che siamo dei vigliacchi, per quanto rispetti la libertà di
parole, vorrei che provaste prima di parlare.
Vorrei
consolare, invece, tutti gli altri perchè non è che a tutti quelli
che emigrano la Germania può regalare traumi così (ci vuole anche
un po' di fortuna).
A tutti,
però, la vita si complica, ma tenete duro, è solo per un certo
periodo (quando finisce vi faccio sapere).
Se volete
condividere i vostri traumi con me e non farmi sentire l'unica pazza
in questa terra di fredda logica, scrivetemi nei commenti o su Fb.
Buona
Vita e Buone Vacanze a tutti.