Buon Natale

Buon Natale
Tommaso e Giacomo sui maialini, simbolo del nostro quartiere.

martedì 23 gennaio 2018

Blue Monday, Certificati e altre amenità della burocrazia tedesca

Lo scorso martedì era il Blue Monday e, siccome noi siamo fatti al contrario, mentre tutti festeggiavano, soffrivamo e, nel giorno più triste dell'anno, abbiamo festeggiato.
Tutto normale direi.
Anche se per me ogni ragione è buona per festeggiare, questa volta il motivo era davvero ottimo: il Peppe ha ricevuto (finalmente) il certificato che gli permette di esercitare anche in Germania la professione di infermiere specializzato.
Per ottenerlo ci sono voluti 4 anni e mezzo (incluso un anno e mezzo per aspettare tutti i documenti) 6 prove d'esame, nervi saldi e molta, moltissima pazienza. Per tutto il resto c'è stato il Maalox.
Fino ad ora, infatti, pur essendo Giuseppe un infermiere specializzato in terapia intensiva, con tanto di Master post laurea e pur essendo, in Germania, la professione di infermiere esercitabile con un corso che si può fare dai 16 anni in poi, ha sempre lavorato (almeno ufficialmente) come “aiuto infermiere” e, di conseguenza è sempre stato pagato come “aiuto infermiere”.
Vi ricordate quando vi raccontavo che qui per fare qualunque lavoro dovete avere un “certificato”? Ecco, parlavo per esperienza.

Come funziona, però, il “magico” mondo delle certificazioni, delle equipollenze e dei riconoscimenti in Germania?
In tre parole: “lento, complicato e, talvolta, ingiusto”, come in tutto il mondo.

Quindi siete avvisati.

Questo post cerca di fare un po' si chiarezza, e di dare qualche indicazione di massima, ma ricordate, in questo caso più che mai, non ci sono differenze solo a livello regionale, ma, persino a livello di città di residenza.
Questo è talmente vero che molti nostri conoscenti hanno trasferito la propria residenza da Bonn, dove è tradizionalmente più difficile il test linguistico e di competenza per gli infermieri, in città limitrofe, dove qualcuno è riuscito a superare l'esame di tedesco, parlando in inglese.
Tanto per dimostrarvi che tutto il mondo è paese.

Vorrei, però, in questo post, non fare polemica, che poi non serve a nulla, ma cercare di fare una descrizione sommaria e generale di come funziona il sistema tedesco in questo settore e, se posso permettermi, darvi un consiglio basato sulla nostra esperienza.

Il consiglio è di prendere le certificazioni linguistiche in Italia, previo accertamento che il tipo di certificato ottenuto sia riconosciuto anche in Germania. Infatti, è risaputo (da chi? Visto noi lo sappiamo solo ora) che gli esami sono molto più semplici, anche perchè raramente avrete a che fare con dei madrelingua che parlano tedesco tutti i giorni.

Ora, addentriamoci nel magico mondo della burocrazia tedesca.
Lo so che siete già tutti un brivido...di terrore.

Anzitutto, in Germania esiste una prima grande differenza tra, professioni regolamentate e professioni non regolamentate.

Professioni regolamentate: sono quelle (es la Sanità, o l'Istruzione) per le quali è previsto un organo ufficiale di regolamentazione. In questo caso, le regole per svolgere la professione sono dettate direttamente dall'ufficio competente.
Tradotto: nel caso il cui il vostro corso di studi finalizzato a esercitare quella professione non sia equipollente a quello tedesco, vi sarà richiesto di integrare le vostre competenze con corsi, ore di esperienza sul campo ed esami aggiuntivi.
Es pratico: per insegnare in Italia non erano richiesti esami specifici di pedagogia, in Germania sì, quindi io, nel caso in cui voglia diventare insegnante qui, dovrò frequentare dei corsi di pedagogia all'Università tedesca, oltre a ottenere un certificato di lingua c2 (come un madrelingua) e altre amenità, con le quali non voglio annoiarvi.
Tanto ci siamo capiti.

Professioni non regolamentate: tutte le altre. Per queste professioni non esiste un Anerkennungsbehörde , cioè un organo ufficiale che possa riconoscere la vostra Laurea.
Che cosa vuol dire questo?
Non significa che, mentre per le professioni regolamentate bisogna passare attraverso questi uffici pubblici e rispondere a precisi requisiti, queste ultime professioni possono essere esercitate da chiunque.
Potete, comunque, essere contenti, perchè il vostro cammino sarà meno travagliato dei vostri più sfortunati compagni di viaggio.
Anzitutto, non dovrete, almeno per ottenere la “valutazione del certificato/titolo” (Zeugnisbewertung) superare nessun esame di lingua (diverso potrebbe essere il discorso per ottenere un posto di lavoro).
Fate attenzione perchè questa è diversa dal “il riconoscimento” (Anerkennung) che si può ottenere solo dall' Anerkennungsbehörde di cui sopra.

Avrete tutti e, in ogni caso, bisogno di fare una traduzione certificata del vostro titolo di studi, cosa per la quale avrete bisogno di traduttori certificati.
Ne trovate, facilmente, l'elenco sui siti dei Consolati della regione in cui andrete a vivere.
Dovrete, poi, rivolgervi ad un centro che possa redigervi, dopo aver attentamente esaminato tutti i vostri documenti e accertatone il valore in Italia e l'equipollenza con il sistema scolastico tedesco, la
Zeugnisbewertung, che potrete allegare, senza altro, alla vostra domanda di lavoro. Facile no?
Come al solito vi fornisco anche il link di un sito (in tedesco, quindi leggetelo con google se non conoscete la lingua) che può fornirvi questa “valutazione”.

La Zeugnisbewertung può servire anche a chi necessita del “Anerkennung”, perchè può fornire una valida base all'ufficio che se ne occuperà e può, nel frattempo, essere utilizzata come riscontro delle vostre attuali competenze da vari enti, o aziende.
Ultimo, ma non per ultimo, nella Zeugnisbewertung, trovate anche delle indicazioni su quali tipi di corsi o master potete frequentare con il vostro titolo, per approfondire le vostre competenze e fare carriera.

I tempi per il rilascio sono molto variabili, ma non aspettatevi risposte fulminee, perchè le cose da controllare sono moltissime.

Nota: la traduzione in italiano dei nomi tedeschi dei suddetti certificati e riconoscimenti è una traduzione casalinga (io non sono una traduttrice), quindi prendetela per quello che è, un tentativo di rendere chiari dei concetti che non esistono in Italia (almeno per quanto ne so io).

Sperando, come sempre, di esservi stata di una qualche utilità e di non avervi fatto venire il mal di testa, invito chi ha altre informazioni a scriverle nei commenti, in modo da essere più utili possibile.
A me non resta che augurare a tutti “in bocca al lupo” e
Buona vita


giovedì 11 gennaio 2018

Chi ben comincia... Aaargh!

La mia bella storia di Natale, se continua così, ve la pubblicherò a Pasqua.
Io mi impegno ad essere positiva, ma ragazzi, se il buongiorno si vede dal mattino...
Dopo l'ondata di influenza, dalla quale non siamo ancora usciti del tutto, con la ripresa della scuola e del lavoro, ho dovuto fare i conti il mio buon proposito per l'anno nuovo.
Udite, udite farò l'esame di tedesco (B2/C1). Fin'ora l'ho sempre rimandato per tre ottimi... diciamo buoni... discreti? motivi.
  1. Sono una fifona, continuo a fare corsi e a studiare, ma l'idea di essere giudicata, mi fa rabbrividire. E dire che di esami ne ho dati tantissimi, tra l'università e corsi post universitari, ma il mio istinto è quello di evitarli, sempre e comunque.
  2. Non ho grande fiducia in questi esami, perchè ho visto e sentito troppa gente che “ufficialmente” avrebbe dovuto parlare un ottimo tedesco non riuscire neanche a fare una telefonata, o a prendere un appuntamento.
  3. Non ne ho mai avuto bisogno, fino ad ora.

Ora, invece, se voglio sperare di riuscire ad essere pagata in modo adeguato per insegnare, ho bisogno di certificare il mio livello di tedesco, per cominciare a fare tutte le pratiche per diventare “insegnante certificato”.

Non vi sto a raccontare tutta la trafila burocratica, le competenze richieste e tutto il resto, sappiate solo che “Europa Unita” una cippa.

La decisione di cui sopra, caldeggiata dagli amici e dal Peppe, che mi hanno dato il tormento fino ad ora (e che ringrazio sentitamente) ha avuto moltissime conseguenze sia sul piano pratico, dallo scegliere il corso adatto (speriamo di non aver fatto cavolate), allo scegliere il tipo di riconoscimento accettato dal provveditorato degli studi tedesco e dall'università, perchè probabilmente mi toccherà frequentare anche qualche corso (altri esami), sia, inevitabilmente, sul piano psicologico. Infatti mi ha trascinato dentro una bolla di ansia e di agitazione (due amiche di lunghissima data), perchè, vi devo confessare, fuori dalla mia confort-zone non ho una grandissima autostima.
Per farvi capire la straordinaria fiducia che ho in me stessa, io sono quella che all'università, prima dell'esame era sempre convinta di non sapere assolutamente niente, anche se poi prendeva quasi sempre il massimo dei voti. Sì, lo so, faccio parte di una delle categorie più odiate da tutti gli studenti, me compresa, ma tant'è: potevo aver studiato millanta milioni di ore, ero sempre convintissima di non sapere niente.
Vent'anni, da questo punto di vista, sono passati inutilmente.
A farmi recuperare un po' di serenità ci hanno pensato i vari amici, il marito e la mia insegnate di tedesco.
Mi avevano quasi fatto sentire meglio, quasi ero riuscita a convincermi che, cosa vuoi che sia...
Fino ad oggi.

Sì perchè oggi ci ha pensato un, peraltro simpatico, medico tedesco a gettarmi nello sconforto più totale.
Da settembre, quando mi si è inchiodata improvvisamente una spalla, ho sempre male, nonostante antidolorifici e antiinfiammatori vari, così il mese scorso ho preso appuntamento da un ortopedico.
Dopo aver aspettato più di un mese per la visita e oggi, nonostante la prenotazione, quasi un'ora in sala d'attesa, incontriamo questo luminare dell'ortopedia, che, non appena ascoltato il problema comincia a parlare alla velocità della luce ed io, che da brava bambina mi ero pure preparata sui termini medici,

non ho capito nulla...

No, proprio nulla no: ho capito puntura, infiammazione, bonifico, telefonare, due settimane, senza appuntamento e risonanza…

Eh???
Gli ho anche chiesto se poteva parlare più lentamente e lui ha annuito, ma niente, non sono capaci.
Che io lo capisco che hai la sala d'attesa piena, ma se io ho aspettato un mese prima un'ora adesso, vorrei almeno capire che cosa ho e che cosa dobbiamo fare.
Per fortuna c'era con me Giuseppe che, invece, ha capito tutto e ha riempito in miei buchi.
In sostanza il dottore mi proponeva una puntura di cortisone subito, per alleviare l'infiammazione.
La puntura è a pagamento, ma possiamo fare un bonifico quando ci spediranno la fattura (questo lo avevo capito, in effetti). Se mi passa, siamo a posto, se passa solo un po' o, se passa e ritorna, per poter fare una diagnosi, devo fare una radiografia, che si fa in un centro senza prenotazione e prendere un nuovo appuntamento con lui, ma ci sentiamo entro 15 giorni, per sapere come sto. Se la radiografia (che si dice Roettgenstrahlung, ma Roettgen per gli amici) non fosse risolutiva bisogna fare anche una risonanza (M.R.T, tanto per semplificare). Nel caso possiamo anche fare altre punture, nel frattempo, per alleviare il dolore.
Per capire tutto questo, ho dovuto chiedere a Peppe di parlare, oltre che con il medico anche con la segretaria, la quale aveva dato a me le indicazioni per i vari esami, non sapendo che, ormai io non avrei capito neppure il mio nome.

In conclusione:
1)non so che cosa ho alla spalla, ma tanto per stare sul sicuro, mi hanno iniettato cortisone (che tanto male non fa) e poi si vedrà.
2)la mia autostima è precipitata peggio delle vendite dei panettoni dopo Natale, visto che dopo 4 anni di Germania (anniversario di pochi giorni fa) e millanta corsi di tedesco, ancora non capisco niente di niente...

Ora, come dice Giuseppe, vado a cercare un fosso in cui buttarmi a piangere, ma, non temete, perchè, come dice in “Via col vento” Vivian Leigh, “Domani è un altro giorno”...

Aspettando domani, auguro a tutti voi un Buon 2018 e, come sempre,

Buona Vita