Buon Natale

Buon Natale
Tommaso e Giacomo sui maialini, simbolo del nostro quartiere.

sabato 27 giugno 2015

“Toglietegli tutto, ma non...” (terza e ultima parte)

6)Ultimo, ma non per ultimo “La competizione”.

Questo è un tema che, da mamma, mi sta particolarmente a cuore e che mi ha fatto molto riflettere quando siamo arrivati qui.

Sì, perchè i tedeschi, non solo, vogliono essere “i primi della classe come Stato”, ma anche tra di loro sono molto competitivi.

La competitività si riflette, prima di tutto, nell'atteggiamento che i genitori hanno nei confronti dei figli e noi ne abbiamo avuto un assaggio conoscendo le famiglie dei compagni di scuola di Tommaso. 
A parte l'isteria collettiva di cui tutti sono stati preda al momento della scelta della scuola superiore (che qui avviene, lo ricordo, a nove anni): non solo il Gymnasium, ma il migliore e il più rinomato ecc, il bambino tedesco deve saper almeno suonare uno strumento, meglio due (e non vale “il citofono”, o “lo stereo” come sostiene mio marito), saper nuotare come un campione olimpico entro i dieci anni (qui ci sono diverse categorie, tutte rigidamente suddivise, con tanto di esame per passare da una categoria all'altra), partecipare a concorsi musicali, o d'arte e studiare una lingua straniera privatamente (questo facoltativo durante le elementari). 
I genitori così si stressano a scarrozzare i pargoli con un'agenda più fitta di quella di Obama da un impegno all'altro. “Però vuoi mettere la soddisfazione...”.
Ma vuoi mettere tu la soddisfazione di passare un pomeriggio a guardare un film, mangiando pop-corn e facendosi le coccole, o raccontarsi la giornata senza fretta, o farli giocare nella vasca da bagno per due ore (e poi asciugare il pavimento per altre due perchè sembra il set del Titanic), o, ancora, fare una torta insieme ( e riuscire a cuocerne solo metà perchè il resto dell'impasto se lo sono mangiato crudo”? )

Quando abbiamo, timidamente chiesto se non fosse troppo, molti ci hanno, candidamente, risposto che “se vuoi la bicicletta poi devi pedalare”, convinti che questo sia il modo migliore di essere genitori. 

Dopo lunga riflessione, mi permetto (ma solo qui, perchè, se è impossibile fare cambiare idea ad un tedesco, figurarsi quando la convinzione è diffusa) di essere contraria a questo metodo educativo nel modo più assoluto. 
Non sono per lasciare i bambini ore ed ore davanti ad un televisore o ad un computer, ma credo nel valore del riposo e, ancor di più, in quello della “noia”, soprattutto per un bambino, che così può sviluppare la sua fantasia e la sua creatività.
Sono convinta che sia compito di un genitore, non solo educare e stimolare l'intelligenza e il fisico dei figli, ma anche i loro sentimenti, insegnandogli ad affrontare le difficoltà e le delusioni, ascoltandoli e standogli vicino così da permettergli di acquisire fiducia in se stessi.

Questi genitori, così impegnati a rendere perfetti i loro figli, non passano un minuto con loro senza fare qualcosa e molto spesso non sanno cosa pensa l'oggetto di tante loro attenzioni. 
Va benissimo portarli in giro, ma credo che la misura sia il segreto per riuscire nella difficilissima missione di fare diventare i nostri figli adulti equilibrati fisicamente e sentimentalmente, che è poi il segreto per la felicità.

venerdì 19 giugno 2015

“Toglietegli tutto, ma non...” (parte 2°)


3.“La puntualità”.
Il tedesco ha un rispetto sacro per la puntualità.
Sulla propria e su quella altrui fa affidamento in modo assoluto.
Ne consegue che la organizzazione dei propri piani (soprattutto in ambito lavorativo) non tiene mai conto della possibilità che qualcuno possa essere in ritardo.
In effetti succede molto raramente, ma, quando capita, non è mai senza conseguenze. Per fortuna noi siamo abbastanza puntuali (cosa che stupisce sempre i tedeschi, convinti che le parole “italiani” e “puntualità” non possano stare nella stessa frase) e non ci è ancora successo di incorrere nelle ire teutoniche a causa di un ritardo.
Ci è capitato, invece, di essere vittime del ritardo altrui. Normalmente, i tedeschi se hanno più di cinque minuti di ritardo avvisano, ma quella volta no ed è stato più istruttivo che fastidioso. Avevamo appuntamento in un Gymnasium per un colloquio di ammissione (era periodo di preiscrizioni nella scuola secondaria, un delirio).
Eravamo, evidentemente, l'ultimo appuntamento della giornata, verso le 13,00.
Aspettammo una mezz'ora prima del nostro turno (già questo è del tutto inusuale).
Quando entrammo nell'ufficio, dopo appena cinque minuti, il direttore della scuola ci chiese se avremmo potuto prendere un altro appuntamento, perchè, a causa del ritardo di un'altra famiglia, il nostro colloquio veniva ad accavallarsi con una riunione del consiglio di istituto.
Mentre ci spiegava tutto questo, il povero direttore era rosso come un pomodoro, non sapeva come scusarsi e balbettava persino dalla vergogna (cosa che, tra l'altro, non facilitava la comprensione). Quando gli dicemmo che non era un problema, che apprezzavamo che non ci avesse liquidato superficialmente per la fretta e che saremmo stati felici di tornare pur di avere l'attenzione necessaria, non smetteva più di ringraziarci, stupito dal nostro atteggiamento amichevole (evidentemente non molto diffuso).
Si scusò ancora con noi, sia il giorno successivo, sia quando sostenemmo il nuovo colloquio (credo che potrebbe scusarsi dinuovo la prossima volta che lo incontreremo).

Al di là delle esagerazioni la puntualità tedesca mi piace molto, perchè denota interesse e rispetto per il tempo altrui, oltre che per il proprio.
Qui il tempo è una merce preziosa per tutti e nessuno vuole fartelo perdere.
I professionisti non fanno mai aspettare (neanche i dentisti) che, piuttosto, rimandano l'appuntamento.
Se vogliamo trovarci un lato negativo (che ad una come me non può sfuggire), è che spesso non ti viene dedicato tempo sufficiente, soprattutto dal medico, ma dico questo in considerazione della mia ben nota logorrea e del fatto che la nostra comprensione linguistica è più lenta di quella degli autoctoni, quando non bisognosa di ripetizioni e spiegazioni ulteriori.

4.“Il calcio”.
I tedeschi impazziscono per il calcio.
Se pensate che gli italiani siano tifosi, dovevate essere qui nel periodo degli scorsi mondiali.
Non solo balconi e giardini pieni di bandiere, bandierine e oggettistica varia in tema (abbiamo visto anche il nano da giardino "Krukkentifosolo"), ma persino le macchine erano addobbate come alberi di Natale.
Davanti a casa nostra facevano dei lavori stradali e i residenti hanno appeso bandiere tedesche persino intorno al cantiere. Sono arrivati persino chiederci di non  parcheggiare la nostra auto sulla strada, perchè non aveva nessuna bandierina.

domenica 14 giugno 2015

“Toglietegli tutto, ma non...”

Oggi per voi, che conoscete la mia passione per i luoghi comuni, la nostra personalissima lista delle cose di cui un tedesco non può proprio fare a meno. Siccome sono prolissa (e di questo non posso farne a meno io), questo post ve lo pubblico a puntate.

1) Al primo posto, assoluto vincitore della nostra classifica, il BURRO.

Immancabile su qualsiasi pezzo di pane, da solo o accompagnato da salumi e formaggi, costituisce la colazione e la cena del tedesco medio (alle sei, con panini, di solito).
Alcuni “barbari” sono persino capaci di mangiare la vostra meravigliosa pasta al forno, con la pasta fatta in casa e il ragù che avete fatto cuocere per 8 ore, accompagnandola con pane e burro. 
So che è difficile da credere, ma è realmente accaduto (questo Capodanno, dove lavora mio marito).
Non contenti, però, i tedeschi lo usano anche per friggere la carne ( eccezione il grill) e cuocere le verdure (attenzione alle buste di verdure congelate, perchè in alcune c'è burro e panna) e lo mettono sciolto su verdure bollite, arrosti ecc.
Di conseguenza, esistono moltissimi tipi di burro, da quello salato a quello aromatizzato alle erbe (o ai peperoni e, persino all'aglio), da quello mischiato con la panna per renderlo più cremoso a quello mischiato con l'olio per renderlo più salutare.
Quando proprio non possono usare il burro, ad esempio sull'insalata, allora ripiegano sulla cugina panna o sulle salse più svariate.

2.“La vita comunitaria”.
Questo punto non so se coinvolge tutti i tedeschi, ma sicuramente riguarda quelli di questa zona. 
Soprattutto se avete figli in età scolare, verrete letteralmente travolti da tutte le attività extrascolastiche organizzate dalla scuola che, immancabilmente, richiederà il vostro supporto e la vostra presenza.
Dalle vendite di beneficenza natalizie, alla festa dello sport, dal trenino di carnevale ai cestini per la pasqua, dalle gite ai grill (perchè anche le scuole organizzano i grill). 
Seguono e precedono riunioni infinite, conferenze su ogni tema pedagogico educativo che possa passarvi per la testa e, persino, the e caffè per socializzare con gli altri genitori. 
Se siete come Giuseppe, al secondo invito sarete seriamente attratti dall'idea di ritornare in Italia e penserete che litigare con la nostra burocrazia non è la cosa peggiore che possa capitarvi, se siete molto socievoli questo è il posto che fa per voi. 
Io uso tutto come learntraining per studiare tedesco. 
Naturalmente, qualche invito si può declinare, ma non tutti, altrimenti penseranno che non vi interessate della vita dei vostri figli.
A questo, si aggiungono le feste di quartiere in occasione del Natale, del Carnevale, della Pasqua e di ogni altra festa comandata e non, quelle della chiesa di appartenenza (se ne fate parte) ecc. 
Insomma, come recitava una canzone degli anni novanta: “Ci vuole un fisico bestiale”.

3.“La vita all'aria aperta”.

                                               
Freddo e neve, vento o tempesta, nulla ferma i tedeschi (che un "fisico bestiale forse ce lo hanno) dal farsi una corsa o anche solo una passeggiata nel bosco, in riva al Reno, o in un qualsiasi parco.

Qualche settimana fa siamo andati a fare una gita in bicicletta nel bosco vicino a casa. 
Non faceva freddo,ma era nuvoloso e dopo un po' si è messo a piovere. 
Io avrei voluto tornare a casa, ma i bambini, vedendo gli altri non preoccuparsi minimamente del tempo, hanno insistito per restare. 
Come potevo riuscire a convincere due pesti scatenate che sarebbe stato meglio non bagnarsi e poi fare le corse in bici, se la maggior parte dei presenti, pur avendo giacche con cappuccio,  restavano a testa scoperta, incuranti della pioggia (sarà perchè era primaverile)? 
Ho desistito subito, (il santo patrono delle mamme, per fortuna, ha avuto pietà di me e ha fatto, poi, smettere di piovere).

Lasciamo alla vostra immaginazione che cosa succede quando spunta il sole.

mercoledì 10 giugno 2015

“Krukkentasse”

Eh sì, cari amici, anche i tedeschi devono pagare le tasse e nessun tedesco, per quanto patriota sia, è contento di doverlo fare, ma, a differenza degli italiani, questa “calamità” viene accettata (da quasi tutti) come inevitabile.
Recita il detto in Germania: “Due cose sono inevitabili, la morte e le tasse”; in Italia: “a pagare e morire c'è sempre tempo”.

Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro!

Vorrei, però, spezzare una lancia a favore degli italiani, perchè, normalmente, le tasse tedesche sono un pochino più contenute di quelle italiane e, soprattutto, il cittadino riceve in cambio molti servizi : libri scolastici gratis, molte gite scolastiche gratis, treni e pullman puliti e puntuali, autostrade impeccabili e gratis (pure quelle).
Questo “do ut des” genera a cascata tutta una serie di comportamenti virtuali, sia da parte del cittadino che da parte dello stato.

Il rapporto tra il cittadino e l' ufficio delle entrate (di cui, comunque i tedeschi si lamentano) non può non destare una certa ammirazione agli occhi dell'immigrato italiano, quindi vogliamo raccontarvi il nostro primo incontro con il “Finanzamt” (l'ufficio delle entrate tedesco). 
Avvenne l'anno scorso ad aprile, quando ci recammo lì per cambiare la nostra classe di contribuzione, in quanto non era stato calcolato che io ero a carico di Giuseppe e che quindi avremmo dovuto pagare meno tasse (anche i tedeschi sbagliano).
Da ottimisti ,ma pur sempre italiani, pensammo che saremmo stati fortunati se, quantomeno, avessimo capito tutta la trafila da fare ed i documenti da presentare.
Invece, l'impiegata ci fece compilare un piccolo modulo (all'incirca un foglio A4 fronte e retro) e, siccome non avevamo neanche tutti i dati con noi, ce li cercò lei nel computer.
Fece la fotocopia del passaporto di Giuseppe e ci disse con semplicità che dal mese successivo avrebbero cambiato la nostra classe di contribuzione, mentre per il rimborso avremmo dovuto aspettare il mese dopo.
Io e Giuseppe ci guardammo stupefatti e questo non le sfuggì Infatti, per scusarsi, aggiunse che questi erano i tempi burocratici.
Le spiegammo che il nostro stupore era dovuto ad ammirazione e lei se ne inorgoglì molto, non solo perchè il complimento la riguardava in prima persona, ma perchè i tedeschi sono sempre molto contenti di sapere che il loro paese funziona “meglio” (hanno un po' la sindrome da primo della classe”).
Da allora abbiamo scoperto altri particolari interessanti del sistema “krukkentasse”, soprattutto in questo periodo, in cui ci siamo cimentati con la nostra prima dichiarazione dei redditi. Ci siamo affidati, dobbiamo ammetterlo per onestà, a una commercialista che parla italiano, perchè capire il sistema fiscale in tedesco è un impresa che va al di là delle nostre risorse linguistiche. 
La gentilissima commercialista si è offerta di spiegarci tutto il possibile. 

Per cominciare ci ha chiarito che qui, se la dichiarazione viene presentata dal commercialista, si ha tempo di presentarla fino alla fine dell'anno (es: dichiarazione 2014 entro la fine del 2015) e, in alcuni casi anche l'anno dopo.

Qui non esiste l'IMU (ammesso che si chiami ancora così) e si paga una tassa sulla casa solo al momento dell'acquisto (una percentuale sul prezzo di vendita che varia da regione a regione, così aggiornare il “valore catastale” non è necessario).
L'immondizia non è una tassa, ma un servizio che si paga al comune solo sui rifiuti non riciclabili a seconda della misura del cassonetto desiderato.

Inoltre, lo stato deve inviare una lettera al cittadino se desidera avere la sua dichiarazione dei redditi, anche nel caso in cui questa sia obbligatoria, perchè non si è tenuti a saperlo.
A noi la richiesta sarebbe dovuta arrivare, ma non è arrivata, benchè sia passato ormai il termine consueto: probabilmente, sostiene la commercialista, perchè non siamo ancora stati inseriti nel sistema.
Il sistema tedesco è un sistema molto molto lento, infatti, ma una volta entrati tutto funziona piuttosto bene.
Noi abbiamo, comunque, deciso di presentare la nostra “Steuererklärung” perchè, forse, abbiamo diritto ad un rimborso.
Questo è anche il motivo per cui quasi tutti, anche non richiesti, presentano la propria dichiarazione.
In Germania si possono detrarre moltissime cose, compresa la mensa, il costo di asilo e doposcuola, spese collegate allo studio dei figli ecc.

La cosa che più ci ha sorpreso, però, è un'altra. 
In Germania, se il contribuente ha dato tutte le informazioni, ma, per qualche motivo (compresa la disattenzione del contribuente), la dichiarazione non corrisponde ai controlli fatti dall'ufficio dell'entrate non si incorre in nessuna multa. 
L'ufficio delle entrate non manda lettere minatorie e non ti sequestra il gatto; semplicemente, ti notifica che la tua situazione contributiva non corrisponde a quella patrimoniale e ti scrive quanto devi (nel caso in cui tu debba pagare) o di quanto devi essere rimborsato.
Il rimborso avviene, solitamente entro 4 mesi.
Una multa (di 5 o 10 euro) scatta dopo il secondo avviso.
Naturalmente, lo stato tedesco non è stupido ed esiste anche qui il reato di “frode fiscale” , però tende a non considerare il cittadino come un delinquente a priori e desidera costruire con esso un rapporto improntato alla civiltà e alla cooperazione, (almeno in linea di principio).