6)Ultimo, ma non per ultimo “La competizione”.
Questo
è un tema che, da mamma, mi sta particolarmente a cuore e che mi ha
fatto molto riflettere quando siamo arrivati qui.
Sì, perchè i tedeschi, non solo, vogliono essere “i primi della classe come Stato”, ma anche tra di loro sono molto competitivi.
La
competitività si riflette, prima di tutto, nell'atteggiamento che i
genitori hanno nei confronti dei figli e noi ne abbiamo avuto un
assaggio conoscendo le famiglie dei compagni di scuola di Tommaso.
A
parte l'isteria collettiva di cui tutti sono stati preda al momento
della scelta della scuola superiore (che qui avviene, lo ricordo, a
nove anni): non solo il Gymnasium, ma il migliore e il più rinomato
ecc, il bambino tedesco deve saper almeno suonare uno strumento,
meglio due (e non vale “il citofono”, o “lo stereo” come
sostiene mio marito), saper nuotare come un campione olimpico entro
i dieci anni (qui ci sono diverse categorie, tutte rigidamente
suddivise, con tanto di esame per passare da una categoria
all'altra), partecipare a concorsi musicali, o d'arte e studiare una
lingua straniera privatamente (questo facoltativo durante le
elementari).
I genitori così si stressano a scarrozzare i pargoli
con un'agenda più fitta di quella di Obama da un impegno all'altro.
“Però vuoi mettere la soddisfazione...”.
“Ma
vuoi mettere tu la soddisfazione di passare un pomeriggio a guardare
un film, mangiando pop-corn e facendosi le coccole, o raccontarsi la
giornata senza fretta, o farli giocare nella vasca da bagno per due
ore (e poi asciugare il pavimento per altre due perchè sembra il
set del Titanic), o, ancora, fare una torta insieme ( e riuscire a
cuocerne solo metà perchè il resto dell'impasto se lo sono
mangiato crudo”? )
Quando
abbiamo, timidamente chiesto se non fosse troppo, molti ci hanno,
candidamente, risposto che “se vuoi la bicicletta poi devi
pedalare”, convinti che questo sia il modo migliore di essere
genitori.
Dopo lunga riflessione, mi permetto (ma solo qui, perchè, se è impossibile fare
cambiare idea ad un tedesco, figurarsi quando la convinzione è
diffusa) di essere contraria a questo metodo educativo nel modo più
assoluto.
Non sono per lasciare i bambini ore ed ore davanti ad un
televisore o ad un computer, ma credo nel valore del riposo e, ancor
di più, in quello della “noia”, soprattutto per un bambino, che
così può sviluppare la sua fantasia e la sua creatività.
Sono
convinta che sia compito di un genitore, non solo educare e
stimolare l'intelligenza e il fisico dei figli, ma anche i loro
sentimenti, insegnandogli ad affrontare le difficoltà e le
delusioni, ascoltandoli e standogli vicino così da permettergli di
acquisire fiducia in se stessi.
Questi
genitori, così impegnati a rendere perfetti i loro figli, non
passano un minuto con loro senza fare qualcosa e molto spesso non
sanno cosa pensa l'oggetto di tante loro attenzioni.
Va benissimo
portarli in giro, ma credo che la misura sia il segreto per riuscire
nella difficilissima missione di fare diventare i nostri figli
adulti equilibrati fisicamente e sentimentalmente, che è poi il
segreto per la felicità.
ti dico solo che ieri pomeriggio ho iniziato un post (ora tristemente in Bozze per via del caos serale con i 3) ESATTAMENTE sul valore del "dolce far niente", ogni tanto. Inutile, pur essendo io per metà nordica (mio padre è canadese, i suoi genitori erano una inglese e l'altro irlandese, tutti e due con genitori tedeschi a loro volta °_° ) sono estremamente latina su questo punto, ti do pienamente ragione.
RispondiEliminaIl dolce far niente è un valore aggiunto, bisogna insegnarlo ai nordici,insieme a lingue che non mettano alla prova le nostre corde vocali e la nostra sanità mentale.
RispondiEliminaNon lo impareranno mai purtroppo. Perché, è vero, il bravo tedesco non cambia mai idea. E questa è una cosa così dura da affrontare quando si è emigranti in questo paese, perché alcuni lati della nostra educazione saranno sempre e solo visti come errori o debolezze e mai capiti come quello che sono, cioè un altro rispettabile modo di prendere la vita. Purtroppo, a mio parere e nonostante io abbia incontrate moltissime persone eccezionali, i tedeschi hanno una visione troppo egocentrica della vita e della società e non gli è stato insegnato a guardarsi intorno in maniera "propositiva". Forse proprio per mancanza di questi tempi "vuoti" di cui tu parli e in cui ognuno scopre ciò che ama senza aiuti o indicazioni. Forse noi mamme expat potremo educare figli che, anche se in piccolissima percentuale, arricchiranno questa cultura con delle mentalità un po' più aperte. Chissà! Comunque grazie per la tua interessante riflessione, che fa riflettere anche me!
RispondiEliminaGrazie del commento è sempre utile confrontarsi. Io spero che i miei figli crescano completi e, magari, sereni. I tedeschi possono cambiare, ma per l'evoluzione sono necessari secoli....In questo caso, italiano è meglio.
RispondiEliminaTi abbraccio!