Buon Natale

Buon Natale
Tommaso e Giacomo sui maialini, simbolo del nostro quartiere.

mercoledì 25 marzo 2015

"La Compagnia della tessera sanitaria" parte 2°.


L'assicurazione sanitaria tedesca a cui spedimmo il “Modulo”, nel giro di due giorni ci tolse qualunque illusione, l'indirizzo riportato era quello italiano, non quello tedesco.


Era tutto da rifare: il “supermegadirettore” della filiale dell'Inps aveva messo l'indirizzo sbagliato.

So cosa state pensando, lo abbiamo pensato anche noi.

Altro che sensazione di non tutela, ci siamo sentiti come Asterix ad affrontare l'8° de “le 12 fatiche di Asterix”.
Però, seguendo i suoi insegnamenti (grande scuola di vita “Asterix”) io, che sono una combattente e ho vissuto in Italia troppo a lungo per farmi abbattere, con la mia arma magica (il telefono) ho ripreso la mia battaglia:

Telefonata n° 1: Al direttore dell'Inps per segnalare l'errore (con diplomazia e senza insultarlo) e chiedere la compilazione di un nuovo modulo. Naturalmente

Problema n° 1 (Ne dubitavate?). Il direttore non poteva compilarmi il modulo con l' indirizzo tedesco fino a che mia suocera non fosse stata iscritta all'AIRE. Così facendo però avrebbe perso la copertura sanitaria italiana. Che fare??

Intanto le medicine erano finite, quindi abbiamo dovuto andare da un diabetologo privatamente, pagando esami e farmaci. Totale: più di 600 euro, ma non era carino lasciare la nonna senza farmaci e aspettare il coma diabetico per poter avere accesso alla copertura sanitaria italiana.

Telefonata n° 2: Al Consolato generale d'Italia, ufficio AIRE per sapere cosa fare ossia “ dove vado a sbattere la testa.... “.

Problema n° 2 (quando la conoscenza è complicazione, non soluzione): dall'impiegato dell'AIRE venni a sapere che:
“ Senza l'assicurazione sanitaria, non ci si può iscrivere all'AIRE, 
  senza l'iscrizione all'AIRE non ti compilano il modulo con l'indirizzo tedesco,   senza il modulo non puoi avere l'assicurazione sanitaria, 
  senza l'assicurazione sanitaria...."
beh avete capito. A questo punto entrambi concludemmo che “Sì, forse c'è un piccolo buco amministrativo”.

Come in tutte le fiabe, nel momento in cui tutto sembra perduto, qualcuno che ti aiuti davvero salta fuori, ed anche io trovai in mio “Bianconiglio”. 
Per fortuna (mia) anche l'impiegato era diabetico, quindi, mosso a pietà, mi disse di compilare i moduli per la registrazione e di andare da lui il giorno dopo: avrebbe iscritto Mattea e mandato una procedura d'urgenza al nostro ultimo Comune di residenza. Venerdì eravamo al consolato, lunedì l'impiegato del Comune (precedentemente avvisato e che ringraziamo), mandava al direttore dell'Inps l'iscrizione all'AIRE. Quella stessa settimana mio papà (perdendo un altro giorno di lavoro) portava a spasso un nuovo modulo tra Inps e Asl.


Appena ricevuto il modulo lo inviammo all'assicurazione sanitaria che in meno di una settimana, non solo iscrisse Mattea, ma ci rimborsò anche quanto avevamo speso in precedenza.


Finalmente ce l'avevamo fatta.


Come tutte le favole, anche la Mattea aveva avuto il suo lieto fine (e la sua tessera sanitaria).



Mi preme, però, raccontarvi ancora un aneddoto legato a questa faccenda: vi ricordate del direttore dell'ufficio estero dell'Asl, quello con 30 anni di esperienza, che sapeva tutto, ligio alla legge “..Che se ce ne fossero come me...? ecc,ecc”. (Se non ve lo ricordate, rileggete la prima parte di questo racconto)
Visto che il primo modulo conteneva un errore, lo chiamai per avvisarlo che avrebbe dovuto compilarne un altro. Ebbene, sapete che cosa mi disse questo “paladino della giustizia e dell'integrità?”...che non era necessario e che potevo benissimo staccare il primo foglio dal nuovo modulo ed attaccarlo alla parte già compilata del vecchio e che tanto non importava se la prima parte aveva una data posteriore alla seconda. Gli feci notare che in questo modo avrei falsificato un atto pubblico. Solo allora, in tono condiscendente, mi disse che, se proprio volevo, me l'avrebbe ricompilato.

L'Italia è davvero un paese meraviglioso, dove si è ligi alla legge, quando questo causa lavoro e crisi di nervi agli altri, ma se questo ci costringe a fare il nostro lavoro, allora si diventa subito molto più “creativi”.

Vogliamo augurare "In bocca al Lupo" a tutti coloro che si scontrano con le istituzione e mandarvi il nostro grido di battaglia: "SI PUO' FAAAAARE" ( da "Frankenstein Junior" di Mel Brooks)




giovedì 19 marzo 2015

"Mattea nel paese della sanità" (ovvero "La compagnia della tessera sanitaria")


Un'amica Blogger ed expat (http://unafamigliainbretagna.blogspot.de/) come noi, ha di recente scritto un post sulla “sensazione di non tutela da parte dello stato italiano”. 
Questa non è certo una novità (purtroppo), ma mi ha fatto riflettere perchè, (e qui mi tocca scrivere un altro “purtroppo”) questa sensazione ti segue anche all'estero e spesso viene confermata (terzo purtroppo) ogni volta che, in quanto cittadino italiano hai bisogno dello stato per un motivo qualunque.
Anzi, quella sensazione di “non tutela” all'estero si amplifica perchè la lontananza funge da cassa di risonanza di ataviche e sempre attuali paure.
In teoria ci sono le ambasciate e i consolati, ma non possono risolvere tutto e, per quanto lavorino egregiamente (e lo dico seriamente), sono pur sempre un'appendice dello stato che rappresentano.

Alla mia amica e a quanti si accingono ad espatriare voglio dunque raccontare questa nostra avventura a monito di un facile ottimismo (liberarsi di certa Italia non è facile) e come incoraggiamento alla lotta.

Dovete sapere che quanti espatriano hanno diritto ad usufruire di copertura sanitaria, pagata dall'Italia, per sei mesi, ma (ed è un MA bello grosso) solo in caso di emergenza.

Come ormai sapete, la nonna Mattea è espatriata insieme a noi. 
Per quanto arzilla e vitale a 76 anni qualche acciacco ce lo ha: lei è diabetica (fortunatamente non insulinodipendente) e ipertesa. 
Noi, previdenti, con grande fatica, eravamo riusciti a fare un po' di scorta di medicine, per poter capire con calma come procedere per farle ottenere la copertura sanitaria in Germania (perchè anche il sistema tedesco è bello complicato). 

Ecco a voi il riassunto della nostra impresa:

Inizio ricerche: 1 Febbraio 2014: Facciamo richiesta ad una delle tante assicurazioni sanitarie parastatali che esistono qui. 
Senza entrare nei particolari, così da non farvi venire il mal di testa prima di cominciare, in Germania le assicurazioni sanitarie parastatali (per quelle private è tutta un'altra storia, che vi risparmio) vengono pagate dai lavoratori (e dai datori di lavoro) tramite la busta paga e coprono l'intera famiglia. Siccome Mattea è pensionata e paga le tasse in Italia l'assicurazione sanitaria tedesca per lei era gratuita (vengono rimborsati poi dallo stato italiano), ma aveva bisogno di un certificato che attestasse che riceve la pensione dall'Italia è che era in carico alla “tal” Asl. 

Detto così sembra semplice, ma

Primo problema: il nome del certificato. 
Eh si perchè noi italiani siamo fantasiosi: prima si chiamava E121, ma poi gli hanno cambiato il nome perchè, evidentemente, non piaceva e lo hanno chiamato S01. Però, le alte sfere non si sono preoccupate di avvisare tutti gli uffici, quindi i più tradizionalisti non sapevano dell'esistenza del S01, mentre i più all'avanguardia avevano già dimenticato il vecchio nome. 
Morale: 10 giorni di mail a “Inps risponde” e all'Asl per capire il nome di questo pezzo di carta che, come lo chiami lo chiami, abbiamo scoperto essere assolutamente identico (come la famosa rosa di "Romeo e Giulietta", ma molto meno poetico). 
Ci abbiamo perso 10 giorni, anche perchè

Secondo problema: chi lo rilascia? 
Già, perchè anche questo è un punto controverso, anzi un mistero che ogni regione (per renderlo ancora più insondabile) gestisce in modo diverso (questo l'ho scoperto solo inseguito confrontando la mia storia con altre). 
Era intorno al 12 febbraio quando scrissi la mia seconda mail a “Inps risponde”.  
Qui vorrei aprire una parentesi: come saprete all'Inps non conviene telefonare, quindi o, vi recate in una sede (cosa un po' scomoda per noi) oppure dovete scrivergli. 
Dovete però sapere che a "Inps risponde” non vi risponderanno impiegati Inps, ma dei burloni pagati per complicarvi la vita e ridere delle vostre crisi di nervi, quindi non c'è verso di avere informazioni esatte (ho tutte le mail per dimostrarlo).
Siccome questo particolare a quel tempo mi sfuggiva, presi per buona la mail che mi mandarono e chiamai l'Asl della nostra zona, la quale avrebbe dovuto rilasciarmi questo certificato. 
Dopo la solita mezz'ora di attesa e cambio di impiegati, peggio che in una quadriglia, mi rispose il responsabile dell'ufficio preposto, il quale, non appena gli presentai il problema, mi sommerse di improperi e di “Lei non sa chi sono io" e di "Ma chi le ha dato queste informazioni?” e altro meno bello da scrivere. Alle mie timide rimostranze, mi ordinò “Lei ora fa quello che le dico io perchè sono 30 anni che lavoro qui (ricordatevi questo particolare)......e mi snocciola tutta una serie di documenti da produrre (tra cui un certificato di “non residenza” di cui solo lui conosceva l'esistenza) e mi intima di mandarglieli via mail con il motivo di richiesta del “benedetto certificato” “Perchè bisogna essere precisi, ci sono dei bei soldi in ballo” (si, i nostri). Tutto ciò però non bastava perchè l'Asl compila solo una parte del modulo, mica tutto, l'altra parte la deve compilare l'ufficio Inps che versa la pensione.

Io ve l'ho fatta breve, ma ci abbiamo messo una settimana.

A questo si è aggiunto per noi un 3° problema: avevamo traslocato da Torino soltanto da 10 anni, quindi, pur avendo mandato tutti i documenti, l'Inps di appartenenza era ancora in provincia di Torino.
Questo, però, ci ha portato via solo tre giorni di ricerche telefoniche.

A questo punto cerco e trovo l'indirizzo mail dell'ufficio Inps di appartenenza (perchè il numero di telefono, che pure c'è, ti rimanda ad un numero verde a cui rispondono i cugini di quelli che rispondono alle mail). 
Mando quindi una mail che sembrava un romanzo di Tolstoj al direttore  del suddetto ufficio Inps spiegando, allegando ecc. 
Dopo soli due giorni di attesa, mi arriva una risposta con un numero privato da chiamare per “fornire ulteriori chiarimenti”. 
Fornisco ulteriori chiarimenti, alla fine ottengo di avere “Il modulo E121 o S01, vediamo che cosa abbiamo,tanto sono uguali”(qui c'era la terza fazione: i possibilisti) compilato per metà.
Perfetto... fino ad un certo punto. 
Mio papà perde una giornata di lavoro per andare a ritirare il Modulo dall'Inps
e portarlo all'Asl, dove però non potevano compilarlo subito (1 timbro e 1 firma, giuro). 
Ci fanno aspettare una settimana; mio papà va a ritirarlo appena pronto e me lo spedisce.


Eravamo a metà marzo, le medicine quasi agli sgoccioli, la nostra salute mentale anche, ma ce l'avevamo fatta....

Così credevamo. 

Alla prossima puntata per il gran finale



mercoledì 11 marzo 2015

I nostri vicini di casa



                 Questi sono i nostri vicini di casa a quattro zampe.

Mi hanno chiesto di scrivere questo post i miei bambini per far sapere ai loro amici italiani, ma non solo, com'è il posto dove abitiamo ed io, naturalmente, mi sono prestata volentieri. Tommaso, soprattutto vorrebbe raccontare come è cambiata la sua vita da quando siamo in Germania.

In Italia vivevamo, come già molti di voi sapranno, in un meraviglioso paesino dell'astigiano, in una casa con il giardino (e cagnone, naturalmente).

Qui viviamo in un appartamento.
Apparentemente la vita all'aria aperta dovrebbe averne risentito ed anche una certa indipendenza da parte dei nostri figli che non possono più “razzolare” liberamente in giardino.

In realtà non è così.

Noi viviamo su una collina (a metà della collina per l'esattezza). A due minuti a piedi (Tommaso ha cronometrato il percorso) dal nostro palazzo c'è un bel parco giochi, in cui i nostri figli possono andare da soli ogni volta che vogliono perchè è collegato a casa nostra da una stradina pedonale. Questo parco giochi è circondato da strade pedonali e parcheggi, quindi i bambini possono giocare in totale sicurezza (il chè per le mamme è un bel sollievo) e senza respirare i gas di scarico delle auto.




Scendendo dalla collina , in circa dieci minuti a piedi, si raggiunge il centro del quartiere, dove ci sono negozi, supermercati, un centro commerciale, svariate palestre, una piscina, un cinema multisala, un teatro, una biblioteca pubblica, il municipio e molti locali (che per ora Tommaso non frequenta ancora).

Bisogna anche scrivere, che in tutto il nostro quartiere il limite di velocità (controllato regolarmente da autovelox) è di 30 km all'ora. Questo, unito alla presenza di piste ciclabili, permette a Tommaso di muoversi con molta più autonomia rispetto a quando eravamo in Italia: può gironzolare da solo a piedi, con la bicicletta o, con il monopattino, va e torna da scuola, va in cartoleria, a comprare il gelato, dagli amici che abitano vicino, e all'AWO, dove fa i compiti con alcuni suoi compagni sotto la supervisione di un'insegnante. Lui è molto felice della sua indipendenza perchè si sente un adulto e per noi è un grande risparmio di tempo.

I nostri vicini di casa a 4 zampe li incontriamo, però, salendo su per la collina: a 15 minuti a piedi ( 15 minuti intensi, visto che è una bella salita) c'è un bosco, trasformato in parco dal comune di Bonn. 


Questa è la meta preferita di Tommaso e Giacomo per andare in bicicletta o, inventarsi avventure all'Indiana Jones. Infatti, non solo, si possono percorrere molti sentieri diversi, ma ci si può anche avventurare nella boscaglia in cerca di scoiattoli, uccellini di varia natura, o, tesori nascosti e pirati (sì, i miei figli ne bosco ci trovano anche i pirati) . In questo bosco si incontrano (separati dalla stradina da apposito recinto) i nostri vicini a 4 zampe: maestosi cervi, daini, renne (Giacomo pensa che siano quelle di Babbo Natale in vacanza) e, naturalmente, cinghiali di ogni età e grandezza.





Qui c'è anche un grandissimo parco giochi, dove i bambini possono scatenarsi ad arrampicarsi, dondolare, giocare con la sabbia, compiere percorsi ad ostacoli e quant'altro.




C'è anche un “sentiero sensoriale” dove i bambini (e gli adulti) possono camminare scalzi, per percepire le diverse consistenze del terreno (legno, ciottoli, muschio ecc).

Naturalmente i bambini lo adorano.

Noi ci sentiamo molto fortunati ad essere capitati in un posto dove la vita all'aria aperta si coniuga perfettamente con la civiltà, la cultura e, diciamocelo, anche con la comodità di andare a piedi a fare la spesa (perchè non si vive di sola cultura e avventura).

Poter offrire ai nostri bambini visite ai musei, corse in bicicletta e indipendenza, tutto nello stesso spazio-tempo era quanto di meglio potessimo chiedere.


Credo che questo sia un criterio di valutazione a cui si dovrebbe pensare quando si decide una meta per l'espatrio (se si hanno o si vogliono figli) anche se, stranamente, è qualcosa che pochi prendono in considerazione. Quindi ve lo segnaliamo, così che anche i vostri bambini possano essere contenti del cambiamento.