Eravamo ancora in Italia quando
abbiamo avuto il primo contatto con la mentalità tedesca e, devo ammettere, è
stato per noi alquanto imbarazzante.
Il famoso contratto di lavoro trovato
nella buca delle lettere (perché dovete sapere che i tedeschi si fidano così
tanto delle proprie poste da non usare nemmeno le raccomandate) oltre ad essere
in tedesco (perché i tedeschi sono coerenti e non ci pensano nemmeno a mandarti
un contratto, che so io, in inglese) doveva essere firmato e restituito loro entro il 1
Giugno, ma non era firmato dal consiglio di amministrazione della clinica.
Si
riservavano infatti di firmarlo dopo la riconsegna da parte di Giuseppe e
darglielo una volta che fosse arrivato a Colonia.
Evidentemente i signori del
consiglio di amministrazione della suddetta clinica avranno spedito centinaia
di contratti in centinaia di buche delle lettere e avranno pensato che non
valeva la pena firmarli se prima non venivano accettati, il chè è un pensiero
molto tedesco, perché il tedesco lavora, ma solo se non può farne a meno. A
differenza dell’italiano però, quando
deve, già che c’è, lavora bene.
Tornando a noi, ci sentivamo già
abbastanza avventati a mollare tutto con in mano un contratto “sicuro”, con uno
senza firma ci saremmo sentiti addirittura stupidi.
Non sarebbe stato
divertente arrivare a Colonia e sentirsi dire: ”Abbiamo scherzato, volevamo
solo provare le poste italiane…”.
Scherzi a parte, lasciare un lavoro a tempo
indeterminato per un contratto senza firma era un rischio che non potevamo
proprio permetterci.
Da buoni italiani, avuta la certezza che la clinica
esisteva davvero, telefonammo per chiedere se potevano rispedirci in tempi
brevi il contratto firmato.
Non capirono la domanda. Non era per la lingua,
infatti il primo incontro è avvenuto nel campo neutrale dell’Inglese, ma proprio
non riuscivano a capire per quale motivo ci serviva un contratto firmato.
Giuseppe spiegò che ci serviva il contratto firmato per avere "la certezza" del
lavoro. Continuavano a non capire. Pensammo a due possibilità: 1) I tedeschi
non erano tanto svegli. 2) I tedeschi ci stavano prendendo in giro.
Ora, dovete
sapere che i tedeschi non hanno senso dell’umorismo o, quanto meno sono
diversamenteumoristici; quindi, pensando ad un qualche deficit di comprensione
spiegammo, con l’atteggiamento di chi spiega una cosa ovvia, che un contratto
per essere vincolante deve essere firmato.
Si stupirono: erano stati loro a
mandare il contratto, voleva dire che erano interessati, altrimenti non
avrebbero mandato niente. Quel contratto era vincolante per loro, dal momento
in cui lo avevano spedito.
Comunque, aggiunsero con tono accondiscendente, ce
lo avrebbero rispedito firmato quanto prima, se questo poteva tranquillizzarci…
Del resto sapevano che gli italiani sono noti per le fregature che danno (e
ricevono), ma ci tenevano a sottolineare che in Germania certe cose non
succedono.
Ora, siccome come recita il detto: “Tutto il mondo è paese”, non
sarei così sicura che nessun tedesco abbia mai fregato nessuno. Ciò non toglie che
in quel momento ci sentimmo feriti nel già scarso orgoglio nazionale.
Comunque,
nel giro di una settimana ricevemmo il
nostro contratto firmato. Quando Giuseppe arrivò a Colonia, venimmo a sapere era
l’unico ad averlo avuto…
...Italiani campioni di diffidenza.
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