(Istruzioni
d'uso: per capire questo post bisogna leggere il precedente: “Ilcancellino”)
Traduzione: "dammi, per favore, un cancellino" , o meglio "meinen Tintenkiller": il mio cancellino
Voi vi
sareste mai aspettati che il martedì mattina
di due settimane fa (quando ormai ritenevamo chiusa la questione), il
padre di questo bambino bloccasse Tommaso davanti alla scuola e gli
intimasse con voce minacciosa di restituire al suo bambino l'ormai
celebre cancellino conteso? Noi di sicuro no.
Tommaso
ha avuto la presenza di spirito di rispondere a questo “signore”
che il cancellino era il suo e di andare a parlare con le insegnanti,
ma subito dopo mi chiamava in lacrime e spaventato per raccontarmi
l'accaduto.
La
meridionale che è in me avrebbe voluto “mandargli a mmio cuggino e
a mmio zzzio e a tutta la famigghia” per chiarire, invece, da
nordica quale sono, ho chiamato la segreteria della scuola, spiegando
(con il mio “meraviglioso” tedesco) l'accaduto.
Potrete
certamente capire lo sforzo per tenere sotto controllo l'agitazione,
i duemila pensieri che mi venivano in mente (tutti in italiano,
ovviamente) e per trovare nella mia memoria almeno qualche parola
tedesca utile?
A
quanto pare ce l'ho fatta, la segretaria ha capito e mi ha passato il
preside a cui ho dovuto ripetere l'intera storia (avrei preferito
sbattere la testa contro un muro), mettendo l'accento sul fatto che
non mi sembrava grave perdere un cancellino, quanto il fatto che un
adulto andasse davanti alla scuola a minacciare un allievo.
Su
questo punto il preside è stato assolutamente d'accordo con me (tra
nordici ci si capisce) ed ha promesso di occuparsene lui, cosa che ha
fatto in modo tempestivo e molto professionale, parlando subito con
Tommaso e il suo compagno e dando appuntamento al padre guerriero per
chiarirgli che è assolutamente vietato fare agguati ai compagni di
scuola di suo figlio e che qualsiasi problema va discusso con il
personale docente nei luoghi e nei tempi preposti.
Per
colmo dell'assurdo, da vero figlio di suo padre, questo bambino ha
continuato a chiedere il cancellino a Tommaso che, alla fine,
stufissimo, glielo ha dato.
Per
colmo dell'assurdo (per la serie “oltre il danno la beffa”) dopo
pochi minuti, però, se lo è visto riportare perchè, ha detto il
compagno di scuola:”Ma questo cancellino non è il mio”.
Ci
si può ridere sopra (noi lo abbiamo fatto) si possono fare battute
sull'inciviltà degli arabi (e anche a noi nell'impeto sono
sfuggite), soprattutto in relazione alla lievissima motivazione, ma
poi....
...bisogna
riflettere sulle proprie contraddizioni.
Come
si può volere la multiculturalità e poi ergersi su un piedistallo
quando questo crea qualche difficoltà? E quale piedistallo poi?
Anzitutto
noi italiani, specialmente al sud, siamo talmente abituati alla
sfiducia in qualsiasi tipo di istituzione che abbiamo fatto del
“farsi giustizia da soli” un'arte e la storia di “mmio cuggino”
ecc non è una favola, ma una tradizione da cui non sempre si
vogliono prendere le distanza.
Questo
pensiero mi ha reso questo padre meno incomprensibile (non che
diventeremo amici), ma, soprattutto, mi ha dato la misura della
difficoltà di tradurre in fatti la parola “multiculturalità”.
E'
evidente che culture diverse hanno modi differenti di risolvere i
contrasti (e di vederli) ed è molto difficile rimanere neutrali
quando queste differenze ci toccano da vicino.
Molti
di quegli stessi tedeschi che in queste ore stanno dando una
bellissima prova di apertura mentale preferiscono mandare i figli in
scuole private per evitare il più possibile che i loro figli
capitino in classi troppo “multiculturali” (soprattutto il
rapporto con gli immigrati arabi è molto complesso e meriterebbe un
post a sé).
Le
parole del preside continuano ad essere belle e commoventi, ma la
realtà è meno poetica quando l'integrazione tra culture diverse
bisogna conquistarla giorno per giorno, cancellino dopo cancellino.
Se
vi va diteci la vostra e, magari, come avreste reagito al posto
nostro.
Buona
Vita a tutti
Beh. Chiaramente non approvo il comportamento di questo padre, ma il solo fatto che abbia ascoltato i problemi di suo figlio mette in evidenza della positività.
RispondiEliminaQuesto vero è....ma bisogna considerare che il bambino masculo è....(si vede che sto guardando Montalbano?)
RispondiEliminaA l'è pusitiu 'l fatto che as pia guarda d' so fiol , se a fusa na fia sai nen a venteria pruvè a butela davanti a 'n cancelino. (as ved che mangiu la bagna caoda?)
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