I miei personalissimi "Blues Brothers"
Oggi
è la festa della mamma sia in Germania che in Italia e non posso
esimermi dal fare alcune considerazioni molto personali su come è
cambiato il mio essere mamma (e, in generale, l'essere genitore) qui.
Per
fare questo vorrei raccontarvi della libertà: non della Libertà con
la “L” maiuscola, quella su cui molte menti ben migliori della
mia hanno perso il sonno, quella per cui si combatte e, talvolta, si
muore; non voglio raccontarvi l'ideale politico, o il concetto
filosofico, vi voglio raccontare la libertà vista dagli occhi dei
miei bambini.
L'aspetto
migliore dell'essere genitori, quello che compensa le notti insonni,
la mancanza di privacy e di tempo è che i piccoli sono sempre in
grado di stupirci riuscendo a farci vedere le cose da un punto di
vista inusuale, o dimenticato.
Ho
così scoperto (o, meglio, riscoperto) che per un bambino la libertà
è “potere”.
Anche
in questo caso non “Potere” inteso come potenza, o, peggio,
prepotenza, ma un potere piccolo: il “poter fare”.
Qualche
giorno fa Tommaso, dopo un pomeriggio passato a giocare per strada e
al parco giochi dietro casa con il suoi amici mi ha detto : “Qui sì
che mi sento libero!.”
Visto
il mio sguardo interdetto, ha aggiunto: “Prima (per lui “prima”
vuol dire in “Italia”) non potevo uscire come qui e tu mi
controllavi sempre”.
Aveva
assolutamente ragione.
Anche
se vivevamo in un piccolo paese, l'assenza, non solo delle piste
ciclabili, ma anche dei marciapiedi e la velocità con cui le
macchine attraversavano il centro, non mi avrebbe mai permesso di
concedere ad un bambino di 9 anni di raggiungere il parco giochi in
bici, ma neppure a piedi.
L'unico
parco giochi, inoltre, era anche il punto di ritrovo di adolescenti
annoiati e arrabbiati che si sfogavano lasciando bottiglie di vetro
rotte in ogni dove.
Certo,
avevamo un grande giardino in cui poteva giocare con gli amici. La
trafila per l'invito implicava, però, sempre una telefonata tra
genitori e la disponibilità di un adulto ad accompagnare e
riprendere i bambini.
Insomma,
nessun bambino muoveva un passo senza lo sguardo vigile di un
genitore.
Lontani
ormai i tempi in cui bande di bambini infestavano gioiosamente e
rumorosamente le strade; persi nei racconti dell'infanzia di mio
padre o nei miei ricordi di assolate estati in Calabria.
Tutto
questo non era mai stato possibile per i miei bimbi e, per un certo
periodo, dopo che la civilizzazione raggiunse l'isolata spiaggetta
dove la mia prozia aveva costruito una baracca di legno (la nostra
“casa di villeggiatura” da giugno a settembre) avevo rimpianto
l'idea che i miei figli (ancora di là da venire) non avrebbero
goduto della libertà di cui avevo goduto io fino ai 13 anni.
Lontani
dagli sguardi degli adulti e dalle loro regole, noi bambini eravamo
stati liberi di costruirci un mondo fantastico e su misura, loro non
avrebbero potuto.
Poi,
il tempo era passato, i ricordi erano sfumati ed io avevo dimenticato
quel pensiero.
Tommaso
me lo ha ricordato, mi ha ricordato quanto ero stata felice di quella
indipendenza e quanto mi aveva fatto crescere.
Perchè
è importante che i ragazzi possano rapportarsi tra loro senza un
adulto che spieghi sempre come comportarsi, cosa dire (o non dire)
ecc.
Quando
vado al parco con loro è naturale per me intervenire se Tommaso ha
un problema o se lo crea ad un altro bambino, ma anche senza il mio
interventismo da mamma italiana (qui le mamme sono molto più
“sportive da questo punto di vista), basta la presenza di un adulto
per influenzare il comportamento dei bambini.
Qui,
l'assenza di pericoli permette ancora ai bambini di andare a
chiamarsi di casa in casa e poi armati di palloni o vestiti da
supereroi, andare a vivere la loro personalissima avventura.
Questo
implica lo sperimentare i rapporti interpersonali senza mediazione,
quindi può capitare qualche presa in giro, qualche piccola baruffa,
ma nulla di pericoloso (almeno questo è il pensiero a cui mi
aggrappo durante i miei attacchi da “mamma chioccia”).
Infatti,
non voglio mentirvi raccontandovi che non vivo mai nemmeno un
briciolo di ansia, soprattutto quando con Tommaso va anche Giacomo
(la mascotte piagnucolona della banda) e sono in ritardo
(spessissimo) rispetto all'ora del rientro.
In
compenso, è impagabile intravedere lo sguardo da adulto
soddisfatto dei miei piccoli ometti, dopo una battaglia interstellare
vinta o, dopo un chiarimento con un nemicoamico.
Tutto
questo, almeno per me, in Italia non era nemmeno immaginabile e, neanche
nei miei sogni più arditi, avrei mai associato la “fredda” e
controllatissima Germania ad un clima tanto amichevole e rilassato
per i nostri cuccioli.
Questo
rende per me questa festa della mamma particolarmente significativa,
perchè non c'è nulla di meglio per noi che poter far crescere i
nostri figli al meglio delle nostre (e delle loro) possibilità.
BUONA
FESTA DELLA MAMMA A TUTTE VOI.
Come compenso a tanti sacrifici e rinunce, la conferma della scelta giusta fatta sopratutto per loro.
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