Buon Natale

Buon Natale
Tommaso e Giacomo sui maialini, simbolo del nostro quartiere.

giovedì 21 giugno 2018

Inizi krukki


Mi è venuto in mente, leggendo qualche vostro commento, che non vi ho mai raccontato le nostre avventure iniziali qui in Germania, né come abbiamo vissuto quei primi mesi.

Sono passati quasi 4 anni da allora, ma il ricordo di quelle emozioni resta indelebile nella mia memoria, come tutti i traumi. In generale, ma questo lo sapete già, c'era la felicità di esserci riuniti, anche se io e Giuseppe abbiamo avuto bisogno di po' di tempo per riabituarci l'uno all'altra.
Dopo sei mesi passati a gestire da sola tutta la famiglia io mal sopportavo quella che sentivo come un' ingerenza negli “affari miei”, mentre lui ha dovuto riprendere confidenza con i ritmi di una famiglia, che non ti lascia riposare dopo lo stress del lavoro.
In quel momento, oltretutto, di stress al lavoro ne aveva parecchio, perchè un conto e frequentare il corso di tedesco, un conto è dover parlare tedesco per 8 ore al giorno con colleghi , superiori e parenti dei malati, che non possono rispettare sempre i tuoi tempi e che, spesso, giudicano le tue capacità lavorative dal livello delle tue conoscenze linguistiche.

La tensione, però, l'ansia e lo stress in generale non erano limitati all'ambiente lavorativo del Peppe: ogni cosa era per noi una novità, non solo non conoscevamo la lingua (chè già sarebbe bastato), ma non conoscevamo neppure il sistema.
Ci sembrava di camminare sulle uova, con il timore di fare errori irreparabili ad ogni passo.
Ovviamente di errori ne abbiamo fatti tantissimi, ma, fortunatamente nessuno irreparabile.
Io non avevo idea di cosa si aspettassero gli altri da me e questo mi metteva un'ansia terribile.
Per fortuna, Giuseppe, essendo qui da più tempo di me e non essendo una persona ansiosa, cercava di tranquillizzarmi e di spiegarmi che i tedeschi non erano poi così fiscali, Sfortunatamente per me, io non riuscivo a credergli e quindi mi agitavo anche per delle cavolate.

Un esempio per tutti. La maestra di Tommaso ci consegnò una lettera in cui ci davano varie informazioni e che concludeva con la richiesta di genitori che potessero andare ad aiutare i bimbi stranieri (tra cui il mio) a imparare il tedesco.
Io mi sentii chiamata in causa e in dovere di andare a scusarmi con l'insegnante, chiarendo (perchè pensavo che ce fosse bisogno) che il mio tedesco non mi permetteva di prendere parte all'iniziativa. Giuseppe cercò di spiegarmi che non era sicuramente indirizzato a noi quell'invito, ma io avevo paura che se non avessi risposto la maestra avrebbe pensato che non mi interessavo di mio figlio. Morale: ci misi un'ora e mezza a studiare le due frasi che avrei dovuto dire alla maestra, il giorno dopo gliele recitai, modello bambino con la poesia di Natale, lei mi guardò con un misto di stupore e compassione e mi rispose di non preoccuparmi, che no, l'invito era per i madrelingua tedeschi.
Ovviamente di queste figure e malintesi, come quando riempii la busta per il lancio delle caramelle a Carnevale con caramelle morbide non incartate e pezzi di carota (vi lascio immaginare il pastrocchio finale) ne feci moltissime, dettate più dall'ansia che dalla scarsità di mezzi linguistici.

Tremavo ogni volta che suonava il campanello, passavo le giornate (ancora oggi in verità) a tradurre le lettere che arrivavano e le telefonate erano un incubo.
Per mesi ci siamo recati dai medici per prendere gli appuntamenti perchè io non capivo gli orari e i giorni al telefono.

Per me poi, che padroneggiavo la mia lingua e ne conoscevo i segreti, non riuscire a comunicare era terribile, ma era la nostra quotidianità, tra inadeguatezza, rabbia, ma anche curiosità e ottimismo.
Sono state tre, però, le volte in cui, davvero, la mancanza di strumenti linguistici e il non conoscere il sistema ci ha veramente spaventato... Seguitemi nel prossimo post per conoscere “i traumi che mi ha regalato la Germania”.

Nel frattempo, Buoni inizi e Buona Vita a tutti

4 commenti:

  1. Hai proprio reso l'idea e tutto coincide con quelle che sono state le nostre sensazioni: inadeguatezza ( assolutamente sì, sempre), rabbia ( pure, chissà poi perché ) ed anche smarrimento ( sia in senso pratico che figurato), dubbi ( mille e più) e paure. Tuttavia dopo qualche mese di inevitabile adattamento, capisci che nessuno pretende che tu sia in grado di parlare una nuova lingua, conoscere esattamente usi, costumi e regole di un nuovo Paese. Bisogna darsi tempo e pian piano si riesce a trovare una nuova dimensione. Comunque io tante dritte le avevo lette sul tuo blog, perciò sono stata più fortunata di te ;) Grazie ancora.

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  2. E a questo proprio serve il blog: a dare qualche dritta, ma soprattutto a far capire che, bene o male, ci passiamo tutti e che qualche risata sopra ce la possiamo anche fare. Verissimo poi che nessuno pretende che siamo perfetti subito, anzi i tedeschi di solito apprezzano moltissimo ogni sforzo di integrazione. Forse siamo noi (e parlo per me) che ci aspettiamo di essere perfetti. Grazie a te, mi fai sempre un sacco di complimenti.

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  3. Mi sento così anche io! Adesso un po' meno, ma ricordo l'ansia di ricevere lettere dall'assicurazione o dall'ufficio delle tasse e correre dietro ai colleghi tedeschi per farmele tradurre. Sono contenta che almeno sia un'esperienza comune!

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  4. Credo che sia veramente una cosa comune. Chi conosce l'inglese, ha un pochino di vantaggio (almeno nella nostra regione), ma tant'è bisogna fare sempre i conti con un certo disagio iniziale. Posso dirti che andrà sempre un po' meglio, invece per le figuracce (almeno le mie) c'è sempre tempo.
    Quando capiti a Bonn, fammelo sapere

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