Ho
riflettuto molto sul fatto di raccontare questa storia, perchè io
sono, o almeno credo di essere, una persona piuttosto diplomatica e
“politicamente corretta” che segue il motto, “se non hai niente
di carino da dire, stai zitta”.
Non so
quanti potranno essere d'accordo con me, a partire dai miei
famigliari che mi hanno soprannominata, simpaticamente, “la
mannaia” per la dolcezza dei miei commenti.
Eppure,
vi giuro, io mi sento molto diplomatica, quindi provate ad immaginare
quanto peggio potrei essere.
Premesso
questo, tutti quelli che leggono il blog da un po' sanno che
l'obbiettivo primario di questa pagina è di dare informazioni (si
spera utili) a tutti quelli che stanno pensando alla Germania come
meta di espatrio, o anche solo ai curiosi.
Io e mio
marito siamo sempre molto contenti anche di poter essere utili a
tutti quelli che ci contattano per informazioni più dettagliate.
Se non le
abbiamo, ci mettiamo a cercarle ed è capitato spesso di fare anche
piccole traduzioni, scrivere o telefonare a enti e scuole per chi ne
ha necessità.
Tutto
questo ci fa piacere e ci sembra giusto, poter, in qualche modo,
restituire la gentilezza che noi stessi abbiamo ricevuto.
Non
tutti, ovviamente, approdano a noi attraverso il blog, ma questo non
fa per noi alcuna differenza.
La
differenza la fa l'educazione, infatti noi non ci apettiamo mai di
essere ringraziati (cosa che invece avviene nel 99% dei casi e che ci
imbarazza persino un po'), ma un po' di educazione, quella è per noi
fondamentale.
E questa
storia parla proprio di questo... e non solo.
Dal corso
di italiano che frequentano i nostri figli (per saperne di più sui nostri tentativi di bilinguismo cliccate qui ) mio marito (Sì, perchè la colpa è tutta sua) un giorno
mi chiama e mi chiede se posso dare due informazioni veloci sul
sistema scolastico tedesco a una “Signora”.
Mi passa
la “Signora” al telefono e lei mi chiede con semplicità “Come
funziona il sistema scolastico tedesco?”.
“Cara
“Signora” siccome ci si potrebbe scrivere un volume della
Treccani a riguardo che cosa le interessa nel particolare?”
Lei mi
risponde che lei e la sua famiglia sono qui da quasi tre anni (sì,
quasi tre anni), hanno un figlio di 10 anni e una piccola. Il bambino
ha frequentato qui la terza e la quarta elementare (come Tommaso
insomma), ma, poiché il suo tedesco alla fine delle elementari non
era sufficiente la scuola ha consigliato un anno in una classe
internazionale per approfondire la conoscenza della lingua tedesca,
prima di essere inserito in una classe regolare. Esistono classi
internazionali anche all'interno delle scuole superiori tedesche, ma,
siccome nessuno di loro conosce una parola di tedesco (dopo tre anni,
non hanno mai ritenuto necessario fare un corso...forse ora...
Chissà), né di inglese, non si sono informati e la scuola è
subentrata, mandando il bambino in una scuola dove esistono solo
classi internazionali, non permettendo, quindi, l'inserimento diretto
nel regolare corso di studi (tutto questo l'ho scoperto io dopo).
Ora, la
scuola in cui è il bambino attualmente si è fatta carico di
trovargli un posto in una scuola professionale, ma la “Signora”
non è felice di questa scelta perchè vorrebbe “qualcosa di più
per il figlio” (lascio a voi ogni commento), magari un Gymnasium,
che non sa di preciso che cos'è ma le hanno detto che è buono.
La scuola
in questione è, in effetti, un'ottima scuola ed è una Gesamtschule
(di quelle con il percorso professionale e ginnasiale insieme, per
intenderci) per cui è sempre molto richiesta.
Inoltre,
le faccio notare, che siamo a Giugno e le iscrizioni erano a
Novembre.
Le
suggerisco, comunque, di fare un tentativo e telefonare, ma, siccome
non sanno una parola di tedesco alla fine mi offro di farlo io e di
prendere anche un eventuale appuntamento.
Lei
rincara la dose e mi chiede anche di accompagnarla. E va bene ho
fatto trenta... Ho, però, bisogno della pagella che lei non ha
(ovviamente), quindi aspetto la foto della pagella (che le devo
ricordare) e poi mi attivo.
Purtroppo,
come sospettavo, non ci sono posti neppure in lista d'attesa.
Allora,
sempre su richiesta della “Signora”, che ora è tutta in ansia
per il futuro di suo figlio e si lamenta del sistema tedesco che non
si prende cura degli stranieri (avrei voluto saltarle agli occhi),
cerco informazioni sulla scuola dove il bambino ha il posto, che pare
comunque una buona scuola e gliele riferisco in un ulteriore
telefonata.
Già così
sarebbe più che sufficiente... ma non finisce qui.
A domani
la seconda parte.
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