Una
mia amica italiana , a cui devo grande gratitudine per
l'insostituibile aiuto che mi offre quotidianamente
nell'apprendimento del tedesco (grazie Renata), ha portato alla mia
attenzione un bell'articolo del noto giornalista Beppe Severgnini,
che accompagna un video (anch'esso davvero bello) che promuove
l'Italia, cercando di sfatare alcuni luoghi comuni riguardo al nostro
popolo.
Questo
mi ha fatto riflettere
Per
prima cosa vorrei tentare di spezzare una lancia nei confronti dei
tanto bistrattati luoghi comuni: se sono diventati tanto comuni, vuol
dire che un fondamento di verità ce lo hanno.
Vogliamo
forse negare che la nostra cucina è una delle più apprezzate al
mondo, che abbiamo esportato la mafia con così tanto successo da
essere copiati dai cinesi, che siamo tanto creativi, quanto,
talvolta, inconcludenti, che siamo bravissimi nelle emergenze,ma poco
inclini alla pianificazione e al lavoro di squadra, e che abbiamo
buon gusto da vendere (e infatti lo vendiamo)???
Detto
questo esistono italiani che non sanno cucinare (strano ma vero), non
tutti gli italiani sono mafiosi e corrotti e io non ho grande
fantasia né buon gusto.
Insomma,
come ogni generalizzazione, i luoghi comuni offrono facilmente il
fianco ad ogni tipo di attacco, soprattutto in una società dove
tutti vogliono essere disperatamente diversi, per poi riconoscersi in
qualsivoglia tipo di comunità, anch'essa rigorosamente “diversa”.
La
questione, forse, è mal posta e questo bel video mi sembra colga nel
segno: non tanto sfatare i luoghi comuni, ma mostrare che gli
italiani, come ogni altro popolo, sono molto più di questo.
Siamo
molto più complessi e sfaccettati di qualunque riduzione, ma quella
che possiamo chiamare “mentalità” di un popolo è, al di là di
ogni ragionevole dubbio e delle molte eccezioni, reale: un'insieme di
credenze e meccanismi mentali diffusi, la coscienza collettiva,
teorizzata da molti filosofi.
Ognuno di noi è insieme il prodotto del proprio ambiente e il risultato della metabolizzazione personale di quello stesso ambiente.
Proprio
questo rende, talvolta, difficile l'integrazione, (al di là della
lingua). Noi abbiamo incontrato queste difficoltà già
nell'europeissima Germania, figuriamoci altrove.
Oltre le parole,
(anche la dove queste siano chiare) c'è un substrato che non può
essere immediatamente comprensibile: una coppia comica recitava nei
loro sketch un continuo : “Ma cosa avrà voluto dire??”, noi non
lo capiamo perchè veniamo da luoghi comuni diversi, mentalità
diversa, educazione diversa.
Un tedesco, ad esempio, raramente ti
darà una risposta diretta ad una domanda diretta.
Questo a noi può
dare l'impressione di poco coinvolgimento nelle nostre vicende,
quella certa freddezza che noi addebitiamo al popolo tedesco.
In
realtà, prendono tempo per dare una risposta concreta, (sempre
diplomatica), ma che possa davvero esservi utile.
La
mia conclusione è che i luoghi comuni non vadano sfatati,ma
approfonditi per capirne le ragione, trovare eccezioni e differenze.
Se usati come alleati possono insegnare molto, ma, come tutte le
cose, non tutto.
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