Buon Natale

Buon Natale
Tommaso e Giacomo sui maialini, simbolo del nostro quartiere.

giovedì 11 dicembre 2014

Il volto difficile della Germania

So che sotto Natale tutti vorremmo sentire solo storie a lieto fine o, un bel decalogo di tutte le tradizioni natalizie tedesche. 
Naturalmente, siccome a noi piace moltissimo il natale e pure luoghi comuni, scriveremo anche di Mercatini di Natale e dolci tipici, ma non oggi. 

Oggi vi vogliamo raccontare una storia che non riguarda la nostra famiglia in prima persona, ma che racconta un po’ di noi tutti, di quella parte dell’anima ferita e disperata che ogni tanto vediamo riflessa nello sguardo di qualcun altro, quando non ne abbiamo così paura da vietarci qualsiasi contatto.
All’A.W.O (l’associazione per l’immigrazione dove facciamo il corso di Tedesco) un giorno di un paio di mesi fa incontrai una signora di colore che parlava italiano con i suoi figli. 
Qui avere la lingua in comune è motivo più che sufficiente per fare quattro chiacchere e scambiare qualche confidenza. 
Siccome io sono una gran chiacchierona (ve lo scrivo, nel caso non ve ne foste ancora accorti) mi avvicinai. 
Venni così a sapere che la signora Anna (il nome è di fantasia) era arrivata da poco in Germania con  i suoi due bambini e in attesa del terzo, alla ricerca di un futuro migliore per sé e per la sua famiglia. 
Il suo compagno non aveva voluto seguirla perché, dopo essere emigrato con lei 12 anni fa dall’Africa all’Italia non voleva più fare quell’esperienza, malgrado fosse disoccupato da lungo tempo. 
Lei avrebbe voluto cercarsi un lavoro, ma non conosceva una parola di tedesco e era incinta. 
Le diedi qualche consiglio e ci salutammo. 
Giovedì scorso l’ho rincontrata, insieme al suo figlio più grande.
Purtroppo nulla è andato secondo le sue speranze: il sussidio e gli assegni familiari tardano ad arrivare perché sono necessari dei controlli tra i due paesi; il bambino di 7 anni che in Italia faceva 2° elementare è stato mandato in 1°, pur sapendo già scrivere, mentre alla bimba di 6 anni hanno fortemente consigliato di aspettare un anno prima di iniziare la scuola. 
Inoltre, non avendo Anna un’assicurazione medica tedesca, non ha una copertura sanitaria che le dia accesso gratuito ai medici per controllare la sua gravidanza. 
Lo stato italiano, infatti, copre soltanto le emergenze ospedaliere. 
Per avere l’assicurazione però, non lavorando, dovrebbe fare l’iscrizione all’AIRE (Albo degli Italiani Residenti all’Estero) ma perderebbe così gli assegni di maternità italiani. Era molto sconfortata perché non aveva trovato nessuna di quelle facilitazioni che si aspettava: molta gentilezza e tante porte chiuse. 
Stava ripensando alla sua decisione, tanto più che il suo bambino è affetto da anemia grave e da quando sono arrivati qui non ha potuto curarlo. 
In fondo, mi diceva, un lavoro, se pure al freddo, lei in Italia ce lo ha. 
Le ho chiesto perché non fosse andata in Inghilterra visto che lei è inglese madrelingua, ma, purtroppo, non avendo lei ancora la cittadinanza italiana non può, perché l’Inghilterra non aderisce al trattato di Schengen.
l’Italia rimane la sua miglior opzione, anche se è un paese che le fa paura, soprattutto per il futuro dei suoi figli. 
Ha deciso, quindi, che entro Natale tornerà, lì darà alla luce il suo terzo figlio e, aspettando la cittadinanza, pianificherà la prossima emigrazione, sperando di non averne bisogno.


E’ fin troppo facile emettere giudizi su un atto certamente avventato sotto molti punti di vista per cui mi asterrò. 
Ugualmente semplice vedere le mancanze di un paese (la Germania) che pure accoglie moltissimi immigrati l’anno e dire che gli accordi tra i paesi membri  per la libera circolazione in Europa lasciano ancora a desiderare. 
Quello che mi ha colpito di questa storia e della sua protagonista  è lo sguardo disperato di chi, dopo essere fuggito dal proprio paese, ha scelto l’Italia con fiducia, ha lavorato e faticato per costruirsi un futuro ed ora è costretto a mettere tutto in gioco un’altra volta. 
Sappiamo per esperienza quanto sia difficile emigrare, anche nelle migliori condizioni, non osiamo immaginare doverlo fare più volte. 
Anche se non possiamo dimenticare tutti gli italiani in difficoltà, oggi ad Anna, alla sua famiglia e a tutti quegli stranieri che in Italia hanno cercato di realizzare le loro aspettative, ma i cui sogni sono stati traditi da un paese corrotto, in cui la politica è soltanto autoreferenziale, vogliamo augurare Grandissima Fortuna. 

1 commento: